Il canto del bidone
Il canto del bidone
com’è beato chi ancor si sente vuoto
Come se ad ogni passo una vocina dentro di lui gli chiedesse il vero motivo di tanto tentare. È quasi una canzone, un ritornello che incessante risuona nella sua testa. Recita “com’è beato chi ancor si sentevuoto” ed è lo stesso ritornello che rimbomba nella mente dell’umanità intera che a testa bassa procede nella sua sfilata incessante e di generazione in generazione studia, lavora, sisposa, progetta, compila, consuma, rompe, ripara, si ammala, va in pensione e finalmente muore.
Il canto del bidone
Il Canto del Bidone è una fiaba dimenticata in una discarica,una storia caduta a pezzi. È la storia della nascita e della crescita, dell’educazione e della diseducazione di una creaturache a tentoni evade dal buio e a cui la vita impone la luce delsole. Fuori dal pozzo, tra le cose del mondo, lo attendono due assurde figure, spietati fabbricanti di esseri umani pronti ad ogni passo a correggerlo e perfezionarlo. La procedura è lunga e la creatura è difettosa, ma a forza di provarci anche il mostro inizia a riempirsi di informazioni, aspettative, cose da fare, formule, progetti. È questa la felicità,questa la vita vera. Ma Pinocchio non riesce a capire. Rinuncia, si svuota, scappa, non vuole evolvere nella sua ecologica scalata verso il successo. Peccato. Come se ad ogni passo una vocina dentro di lui gli chiedesse il vero motivo di tanto tentare. È quasi una canzone, un ritornello che incessante risuona nella sua testa. Recita “com’è beato chi ancor si sentevuoto” ed è lo stesso ritornello che rimbomba nella mente dell’umanità intera che a testa bassa procede nella sua sfilata incessante e di generazione in generazione studia, lavora, sisposa, progetta, compila, consuma, rompe, ripara, si ammala, va in pensione e finalmente muore. Il Canto del Bidone è lo scarto di uno spettacolo che vuole rimanere tale e che dentro un gioco d’infanzia ha trovato un rifugio di fantasia e arredato una casa senza pareti. Via deimatti n° 0. È qui che gli attori si muovono, entrando e uscendo dalla porta che Collodi ci ha lasciato aperta e plasmando, come burattinai sapienti, un grezzo e impreparato essere vivente, non dissimile da ciascuno di noi.
regia Alice Sinigaglia
drammaturgia Alice Sinigaglia e Elena C. Patacchini
con Caterina Rosaia, Davide Sinigaglia e Tommaso Pistelli
scenografie Generazione Eskere e Alessandro Ratti
disegno luci Alice Sinigaglia e Daniele Passeri
produzione Generazione Eskere, SCARTI – Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione
Finalista Premio Scenario Periferie 2021, Finalista POLLINEfest2023
durata 50 min
dai 12 anni