Bidibibodibiboo
DANIELE
Vede, mio fratello è stato messo all’angolo, io c’ero, me lo ricordo. Lo hanno massacrato psicologicamente. Obiettivi sfidanti, messe alla prova, tutto questo linguaggio schifoso, intriso di di competizione, come se fosse una gara come se te lo dovessi meritare di lavorare non è un diritto è una concessione che che ti fanno, perché te la meriti e se non te la meriti, ti ti puniscono, ti vessano, ti sfiancano e poi, quando sei una bestia ferita e docile, ti propongono di essere licenziato, non restarci male è un’occasione, non una sconfitta.
Bidibibodibiboo
Con grande tenerezza e dissacrante ironia Bidibibodibiboo racconta le scelte e le rinunce, i sogni e le grandi paure di una generazione alle prese con un mondo del lavoro drammaticamente spietato.
Francesco Alberici (Premio Ubu 2021 Miglior attore/performer under 35 e protagonista della serie web Educazione Cinica) traccia un ritratto al vetriolo della disastrosa situazione in cui versa il mondo del lavoro ai giorni nostri. Bidibibodibiboo, testo finalista alla 56a edizione del Premio Riccione per il Teatro, racconta le traversie di un giovane impiegato: assunto a tempo indeterminato da una grande azienda, e forse preso di mira da un superiore, il ragazzo precipita lentamente in una spirale persecutoria che trasforma in un incubo le ore trascorse sul posto di lavoro.
La giuria della 56a edizione del Premio Riccione per il Teatro ha sottolineato come «con un’efficace e misurata composizione, l’autore, racconti con asciutta verosimiglianza ed efficacia, la caduta agli inferi aziendali del protagonista: attacchi, vergogna, licenziamento, omissione, liberazione.»
regia e drammaturgia Francesco Alberici
con Francesco Alberici, Maria Ariis, Salvatore Aronica, Andrea Narsi, Daniele Turconi
aiuto regia Ermelinda Nasuto
scene Alessandro Ratti
luci Daniele Passeri
tecnica Fabio Clemente, Eva Bruno
una coproduzione SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
con il sostegno di La Corte Ospitale
si ringraziano Alessandra Ventrella, Davide Sinigaglia e Ileana Frontini
Testo creato nel corso dell’Ecole des Maîtres 2020/21 diretta da Davide Carnevali.
Finalista alla 56° edizione del Premio Riccione per il Teatro.
Note di regia
Il titolo è ispirato all’opera quasi omonima di Maurizio Cattelan, nella quale uno scoiattolino è riverso su un tavolo, in un interno casalingo anni ’50 e si è appena sparato un colpo alla testa. Lo squallore di questo interno – con il tavolo e le sedie moderne, in frassino chiaro e formica gialla, le stoviglie sporche buttate nel lavandino e la muffa sulla caldaia – rende alla perfezione l’atmosfera che immaginavo mentre scrivevo. Il testo racconta di due fratelli. Uno è dipendente in una grande e nota multinazionale e, preso all’improvviso di mira da un superiore, inizia a vivere un incubo che terminerà col suo licenziamento. L’altro, che fa l’autore teatrale, decide di raccontare pubblicamente la vicenda del fratello, portandola in scena. Se da un lato volevo raccontare la vergogna e la frustrazione del fratello che ha problemi sul lavoro, dall’altro ci tenevo a ragionare sulla delicata operazione che porta a trasformare un vissuto reale in arte. Sono tanti i temi di questo spettacolo: il modello delirante di cultura aziendale che si sta imponendo a livello globale, in cui i lavoratori sono spinti a raggiungere standard che le stesse aziende definiscono con orgoglio “irragionevolmente alti” e ai dipendenti viene spiegato che quando “si arriva al limite”, a causa dei ritmi di lavoro implacabili, non resta altra soluzione che “superare quel limite”; i percorsi di vita che portano i due fratelli a compiere scelte differenti, scelte in cui la volontà ha un ruolo più marginale di quanto non si creda. La precarietà riguarda ormai sia chi la sceglie deliberatamente, come me, sia chi cerca di costruirsi una vita più stabile. Nessuno è indenne. I nuovi colossi globali del mondo capitalista non stanno ridisegnando soltanto le dinamiche del lavoro, ma anche delle nostre vite. Termini e concetti aziendali hanno invaso il nostro linguaggio – performance, competizione, miglioramento di sé, ottimizzazione – e ridefinito la nostra idea del tempo: ormai il tempo libero non è altro che tempo perso.
Rassegna stampa
Bidibibodibiboo il criceto non va più
Bidibibodibiboo (alla regia ha contribuito, accanto ad Alberici, Ermelinda Nasuto) si addentra invece con crudeltà chirurgica nelle zone più cupe del tardo capitalismo, cioè quelle più difficilmente quantificabili con indicatori numerici: l’inquinamento delle relazioni personali e il peggioramento della qualità della vita indirettamente legato agli inumani standard lavorativi imposti dai grandi sistemi di produzione.
Maddalena Giovannelli – il Sole 24Ore 18.02.2024
Bidibibodibiboo. Dipende tutto da te!
Alberici è un regista che legge, che studia, che osserva, che ha interiorizzato varie riflessioni sulle zone d’ombra del contemporaneo, su quella che Byung Chul Han ha chiamato Società della Stanchezza. Ma stavolta, in questo secondo spettacolo scritto e diretto interamente da lui […], c’è qualcosa che si affaccia oltre l’intelligenza, oltre la voglia – che comunque non viene meno – di capirci qualcosa di più del presente e di ragionare sui limiti del linguaggio. Come tutti gli artisti a un passo dalla piena maturità (leggere le lettere giovanili di Beckett apre un mondo in questo senso), in Bidibibodibiboo Alberici mette in discussione soprattutto una cosa: sé stesso, il suo talento, il suo posto nel mondo come artista.
Rossella Menna – Doppiozero 08.03.2024
Lo scioglilingua teatrale di Bidibibodibiboo
Eppure, l’ambiguità del fallimento non sta solo nella parola in sé e nei suoi labirinti semantici: i cerchi concentrici di Bidibibodibiboo conducono tutti a un vicolo cieco, smontano superficiali certezze e visioni rassicuranti, implodono in una incessante e catartica problematizzazione di significati e significanti. Ma, al tempo stesso, la perizia drammaturgica con cui vengono legati i diversi livelli della finzione, la fluidità espressiva con cui si passa da uno snodo all’altro dell’andamento narrativo, l’organicità complessiva che sovrintende alla disorganicità particolare sono forse il contrario di un fallimento, testimoniano anzi della volontà di servirsi dei fallimenti propri e altrui per arrivare a un successo, scenico e di riflessione.
Francesco Brusa – Altre Velocità 08.03.2024
Bidibibodibiboo di Alberici: elogio del dubbio
Ma c’è molto talento nel progetto. E una indiscutibile onestà intellettuale. La furia di chi ti chiama di notte per dirti che ha scoperto un libro favoloso. Non ci si confonda poi: l’elogio del dubbio trova in Alberici risposte chiare. Anche se finge di non darle. Come questo tornare ancora una volta a parlare di lavoro e degli ultimi.
O il fatto di non credere di poter incidere sul mondo. Ma nel frattempo di continuare a provarci. Fosse mai.
Diego Vincenti – Il Giorno 28.02.2024