Centro di Produzione Teatrale d'Innovazione

Frosini/Timpano

Tanti Sordi

Frosini/Timpano

Tanti Sordi

Polvere di Alberto

Io sò sicuro che nun sei arivato ancora
da San Pietro in ginocchione
A mezza strada te sarai fermato
A guardá sta fiumana de persone
Te renni conto sì c’hai combinato?
Questo è amore, sincero; è commozione;
e rimprovero perché te ne sei annato
Rispetto vero: tutto pe’ Albertone…
Starai dicenno: “ma che state a fa’?
Ve vedo tutti tristi, ner dolore”
E c’hai raggione!
Tutta la cittá sbrilluccica de lacrime e ricordi
E c’ha ragione:
tu nun sei sortanto un granne attore
Tu sei tanto de più: sei Alberto Sordi
(Luigi Proietti, 2003)

Tanti Sordi

In questo lavoro ci interessa toccare e intrecciare tre discorsi:

Uno. La Storia: 70 anni di storia italiana passano attraverso questi materiali trans-mediali rifiltrati e riletti da/attraverso Sordi (ed i suoi registi), insomma la storia, l’Italia, la ricostruzione storica orientata che si è fatta dell’Italia dal dopoguerra ad oggi

Due. Il dato biografico: i nostri nonni, i nostri genitori giovani di allora – il dopoguerra, il boom economico, il progresso, le speranze – mentre adesso ci siamo solo noi, miseri, senza futuro, con l’apocalisse invece del progresso come unico, mitico orizzonte.

Tre. Il nostro lavoro, il teatro: Sordi fa il nostro lavoro, parla del nostro lavoro. Epoca diversa, percorso diverso, scelte diverse, mainstream e successo contro avanguardia, noi avanguardisti finto-pentiti che stringendo il nazional-popolare in un abbraccio mortale rivendichiamo una diversa identità e la nostra storia.

In continuità con i lavori precedenti, in cui abbiamo affrontato temi che riguardano la storia e l’identità italiana, attraversandola e soffermandoci sul suo cadavere politico con testi come Dux in scatola, Risorgimento Pop e Aldo morto (che compongono la trilogia Storia cadaverica d’Italia), il colonialismo italiano e la sua eredità di razzismo nel pensiero occidentale in Acqua di colonia, la rivoluzione francese e la crisi attuale della democrazia in Ottantanove, il futurismo italiano tra misoginia e proto-femminismo in Disprezzo della donna, continuiamo la ricerca sui miti e le retoriche del nostro paese e del nostro presente e ci immergiamo adesso – in collaborazione con lo scrittore Lorenzo Pavolini – in questo materiale culturale e storico, in questa mitologia su Roma e “romanità” ma soprattutto “italianità” che è Alberto Sordi. Il mito dell’uomo medio, tutti i miti passati attraverso lui, italica spugna e italico modello che ha attraversato i decenni. Lo attraversiamo cercando le sue tracce sepolte in noi, nei nostri corpi e nel nostro lavoro, le sue stratificazioni disseminate nella nostra vita e nella vita del nostro paese. Un discorso che tenta di far esplodere le nostre retoriche e i nostri modelli culturali, un discorso sull’arte e sul teatro.

Elvira Frosini e Daniele Timpano

Un progetto di Frosini/Timpano e Lorenzo Pavolini

Testo Elvira Frosini, Daniele Timpano, Lorenzo Pavolini
regia Elvira Frosini e Daniele Timpano
con Marco Cavalcoli, Barbara Chichiarelli, Elvira Frosini, Daniele Timpano
musiche e progetto sonoro Ivan Talarico
disegno luci Omar Scala
scene e costumi Marta Montevecchi
collaborazione alla regia Francesca Blancato
organizzazione e distribuzione Laura Belloni
realizzazione scenografie Officina scenotecnica Gli Scarti
progetto grafico Valentina Pastorino
uno spettacolo di Frosini/Timpano
produzione Scarti Centro di produzione teatrale di innovazione, Viola Produzioni, Romaeuropa Festival Residenze / Urbino Teatro Urbano, Fondazione Ca’ romanino, Teatro Popolare d’Arte, Catalyst 

Da disperati per pochi, a comici per tutti. Dall’avanguardia, all’avanspettacolo. Decenni di ricerca sulla cattiva memoria italiana hanno sfinito due non più giovani teatranti romani che credono di scorgere nella maggiore stella della nostra cultura spettacolare, nel mito dell’Albertone nazionale, un giacimento di carburante capace di rivitalizzare la loro ricerca o almeno metterli in sintonia con i correnti populismi. Così, sospinti da sempre poco lucidi piani per “fare tanti sordi” puntano lo sguardo là dove tutti i loro connazionali si rimirano compiaciuti e disgustati. “Lo specchio” dell’Italia è davanti a loro, eroe dei difetti, virtuoso dell’errore, marchio di fabbrica di un inimitabile-intramontabile passato, monumento misogino e reazionario che a vent’anni dalla morte svetta ancora sopra ogni altra rappresentazione dell’italico trasformismo e muove pellegrinaggi biblici alle porte della sua villa mausoleo da milionario.

Sarà il corpo di Daniele Timpano e Elvira Frosini, miseri attori, a dettar loro gesti di imitazione involontaria, un catalogo inesauribile di espressioni e battute che risuonano nella testa come canzoni, per assecondare il vento che i direttori (di teatro, produttori cinema etc) fiutano e chiedono di assecondare. Saranno i loro scarti critici a farli precipitare fuori dal buco nero dell’identità italiana. Saranno scoponi scientifici e vacanze intelligenti, sceicchi bianchi, polvere di stelle, vite difficili, americani a Roma e grandi guerre a brillare nel presente delle loro vite e rifondare il nostro passato di spettatori.

Lorenzo Pavolini

«Inafferrabile è il primo aggettivo che sovviene per definire Tanti Sordi – Polvere di Alberto (…) oltre a essere nel suo sviluppo drammaturgico imprevedibile, sfuggente e incatalogabile, è pure sconclusionata, confusa e sgangherata. Ma attenzione, lo è appositamente, artatamente, e qui sta tutta la differenza del mondo tra l’improvvisazione amatoriale e dilettantistica e la professionalità maniacale e a tratti geniale di Elvira Frosini e Daniele Timpano.»
Michele Sciancalepore Avvenire 09.10.2024

«Quanti caotici, famelici, satirici e cinici Sordi, in Tanti Sordi che (…) calca le tavole italiane per un tributo all’avanspettacolo, alla scena buzzicona e alla baraonde cine-romanesche di questa caparbia maschera sociologica della nostra commedia dell’arte del ‘900.»
Rodolfo Di Giammarco La Repubblica 17.10.2024

«Le sue interpretazioni compongono una galleria di ritratti umani che, nello spettacolo, si declinano nei momenti storici del nostro Paese, rivelando ciò che siamo e che, magari, avremmo preferito non essere.»
Emilia Costantini Corriere della Sera 10.10.2024

«Senza nessun frangente didascalico ed elevando a potenza (creativa) il citazionismo, in bilico tra l’icona e lo sberleffo, Frosini e Timpano – come hanno ormai abituato il loro pubblico – trovano il loro sguardo per raccontare Alberto Sordi sul filo tagliente delle contraddizioni, del personaggio come della società, e più ancora dei miti di cui sente di aver bisogno e di quelli che – forse – preferisce invece abbattere.»
Art a part of culture Chiara Palumbo 23.10.2024

«Sentiamo e vediamo risuonare Sordi nelle parole, nelle musiche, nei gesti dei quattro attori (ai due registi vanno aggiunti i bravi Barbara Chichiarelli e Marco Cavalcoli), che non fanno nulla per somigliare a Sordi, ma sono capaci di restituirne la potenza mitica, che permette di illuminare il passato e il presente dell’Italia.»
Roberto De Gaetano Fatamorganaweb 07.10.2024

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