Liberatutti
Ma lo sport non era un gioco, prima di tutto?
E la creatività? La collaborazione?
E il tempo per imparare le cose?
Il tempo per sbagliare, perché è così che si imparano le cose?
Liberatutti
Liberatutti è una riflessione ironica sullo sport e di conseguenza sulla società. Lo sport, da semplice attività ludica e fisica, è ormai diventato un’attività sempre più spettacolare e totalizzante, dove ogni sconfitta è un fallimento personale, dove la devozione all’allenamento deve essere assoluta, dove bisogna vincere sempre, comunque. Anche la vita stessa viene ormai concepita così: dalla scuola agli hobby alle relazioni affettive, tutto viene vissuto come una competizione, un’occasione per affermare il proprio valore su quello degli altri.
regia e drammaturgia Marta Abate e Michelangelo Frola
con Simone Benelli, Francesco Fontana, Damiano Grondona, Chiara Leugio, Sofia Pagano
una coproduzione ScenaMadre, SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione
con il sostegno di Comune di Genova – progetto Start and Go, Teatro Pubblico Ligure residenze artistiche Officine Papage, Teatro Nazionale di Genova
ScenaMadre ha ricevuto il Premio Scenario Infanzia 2014
durata 50 min
dai 9 anni
Note di regia
Rassegna stampa
Jonas – Centro psicologia contemporanea
Uno spettacolo messo in scena da giovani attori che dovrebbe essere visto da tutti, in particolare dai loro coetanei, dalle nuove generazioni. Tematiche importanti e complesse emergono con semplicità e sottile ironia.Già il titolo, che rimanda con apparente leggerezza ad un gioco dell’infanzia, ci catapulta nella domanda della contemporaneità: è possibile liberarsi dalla schiavitù del successo? Lo sport, esasperato nei suoi eccessi, si fa metafora di un mondo che non conosce limite, in cui l’aspirazione alla felicità, illusoria e utopica seduzione, non lascia spazio alla gioia del momento, all’esperienza del gioco, alla condivisione, al piacere. La richiesta sociale non si esaurisce mai, ciò che facciamo oggi perde subito di valore, genera insoddisfazione e, ogni giorno, l’asticella si alza e ci conduce in una strada senza via d’uscita. Devi fare, fare, fare sempre di più, spinto dall’illusione che questo condurrà verso la meta ambita: il successo, la vittoria, il tutto pieno. Come se si fosse alla disperata ricerca di un luogo ideale, in cui non c’è spazio per il fallimento, l’insuccesso, l’inciampo, la crisi. Meta che in realtà non esiste (“questa non è una serie tv, questa è la realtà” dice ad un certo punto la voce fuori campo) e che, se da qualche parte ci conduce, è certamente verso la sofferenza, l’angoscia, il sintomo, che ci possono imprigionare, rendendoci schiavi. Liberatutti è uno spettacolo che dovrebbe essere lavorato e indagato specie dagli adolescenti, che più di tutti sono vittime sofferenti dell’ingarbugliamento consumistico senza limite, in cui, tutti, siamo inesorabilmente coinvolti.